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Periodico bimestrale - Anno 2016 - n°13
 
CHIARA BELLA E FORTE COME LA LUCE

 




CHIARA LUCE

Con questo modesto ed umile articolo voglio parlare di Chiara Badano, chiamata Chiara Luce per la radiosità del suo volto, dei suoi occhi, della sua luminosissima anima, prendendo esempio dal mio amico Padre Umberto Vallarino, frate Cappuccino del Santuario di Savona, che mi ha insegnato  che bisogna sempre ascoltare la propria coscienza: “devi sempre ascoltare la tua coscienza in ogni luogo e momento, qualunque sia la decisione che devi prendere”, e così anche in questo momento, mi accingo con tante difficoltà, ed in punta di piedi con grande silenzio interiore, cercando di descrivere quello che più mi ha toccato nel cuore  visitando la splendida Sassello (SV), dove è nata ed ha vissuto Chiara, figlia unica di Ruggero, camionista, e Maria Teresa, casalinga, una bella famiglia unita dall’affetto e dall’amore,  che vive in una bella casa  con un giardino dove Chiara trascorre un’infanzia  spensierata e felice, giocando, studiando come tanti bambini di quell’ epoca, sì, un epoca dove ancora si era bambini con il diritto di esserlo ed il  compito era quello di ubbidire i genitori e cercare di fare del bene, ma in questo C.  era sempre  eccellente: difatti dai racconti e testimonianze raccolti tra la gente comune ed i tanti amici che le sono stati vicini,  C. è sempre stata molto altruista, attenta al prossimo, intelligente, profonda, vicina alle persone anziane alle quali donava attenzioni ed affetto.

Molto presto, all’età di 9 anni, scopre e comincia a frequentare il Movimento dei Focolari, fondato da Chiara Lubich. Entra così fra le Gen. (Generazione Nuova, espressione giovanile del Movimento dei Focolari), questo rafforza sempre più la sua fede in Gesù, una fede forte che non l’abbandonerà mai fino all’ultimo istante della vita.
Un giorno dice alla mamma: Non devo parlare di Gesù a parole: glielo devo, dare prima di tutto, mettermi in atteggiamento d’ascolto, poi col mio modo di vestire ma soprattutto con il mio modo d’Amare!, e così si ripensa allo straordinario insegnamento di sant’Ignazio di Antiochia: «È meglio essere cristiani senza dirlo, che proclamarlo senza esserlo».
Insomma una vera Cristianità quella che C. porta dentro di sé e la vuole trasmettere al prossimo suo, senza né dolo né lode, senza mai invadere o ledere la libertà altrui, ma  con amore, queste sue qualità appaiono da subito fuori dal comune, anche per la sua tenera età.
Ma per il resto la bella, sorridente e luminosa C. cresce e fa una vita normale come tutti i bambini di quel periodo, studia, è appassionata di sport,  le piace il mare e la montagna, vive a Sassello. Con l’inizio delle superiori tutta la famiglia si trasferirà a Savona per facilitare a Chiara di frequentare il ginnasio. Probabilmente sogna una vita normale,  laurearsi, sposarsi, avere una famiglia,  una casa accogliente, un  bel cane, e tutte le cose che  ognuno di noi ha sognato di avere almeno una volta nella vita.
Lasciatemelo dire, per chi come me ha vissuto in un epoca, ovvero alla fine degli  anni 80, in cui era ancora permesso sognare, si viveva un  buon periodo economico e sociale, le famiglie erano ancora solide e unite, lo stato di degrado e di delinquenza non era ancora arrivato alle  porte di casa nostra, sembrava tutto andare per il meglio, e molti di noi che cominciavano ad essere adulti e quindi proiettati nel mondo del lavoro e del futuro sognavano un mondo sano felice dove poter vivere, crescere e vedere i frutti del proprio lavoro, insomma potersi formare un futuro, una famiglia, e i tempi del crollo delle Torri Gemelle Twin Towers, e della brutta crisi economica  erano  ancora lontani.
In tutto questo, anche la bella Chiara Badano, è protagonista, ha un ruolo, vive la sua vita con serenità, dopo la scuola si ritrova con i suoi amici, frequenta il bar pasticceria GINA del suo amico Giuliano, pratica molto sport tra cui il tennis, ed è proprio durante una partita in una giornata d’estate, che si accorge di avere dei forti dolori alla spalla; dopo attente analisi cliniche, le viene diagnosticato un tumore maligno osseo un  «processo neoplastico di derivazione costale (7ª di sinistra) con invasione dei tessuti molli adiacenti». Quindi un brutto male, un tumore osseo di quarto grado, il più grave, C. ha 17 anni, a questo punto deve affrontare le prove più dure della sua esistenza, inizia il calvario di visite e ricoveri ospedalieri, in modo particolare viene ricoverata all’ospedale Molinette  di Torino; prima di subire un intervento dice alla sua mamma: “Se dovessi morire, celebrate una bella Messa e di’ ai Gen che cantino forte”.
Si sottopone alla chemioterapia e alle sedute di radioterapia, affronta tutto questo con coraggio forza e fede totale  in Gesù Cristo; nonostante il dolore e la malattia che incombe, C.  rimane sempre salda e fedele ai suoi principi, vive il suo male identificandosi nel dolore e nelle sofferenze di Cristo, anzi a quel punto la malattia per lei passa in secondo piano, la sua forza d’animo e fede Cristiana non l’abbandonerà mai; questo viene notato e raccontato anche dai medici che l’hanno avuta in cura, Chiara era stata informata dalle conseguenze, e le controindicazioni della chemioterapia, il vomito, la perdita di peso e dei capelli, le infezioni ed altro, ma non si perdeva d’animo, continuava a dare forza ai suoi genitori, scherzava con gli amici, aveva sempre una buona parola gentile per tutti.
Con la sua profonda intelligenza la bella e sorridente C. era consapevole della gravità del suo male, un tumore osseo spaventa chiunque, certamente era spaventata anche lei, ma il messaggio  che credo di aver capito con molta sincerità, senza presunzione alcuna e che mi ha toccato da vicino qualche tempo fa (la mia mamma è stata portata via da un brutto male come questo) ed ho compreso che il cancro, i tumori e tutte queste devastanti malattie colpiscono tutti indistintamente, chiunque, ricchi, poveri, umili e potenti, tutte le razze e nazionalità, non ha importanza, arriva forte e ruggente come un uragano, devasta distrugge e fa paura, colpisce e lascia il segno, non solo al malato ma anche a tutti coloro che amano la persona e la vedono soffrire, un vero schiaffo morale da parte di una forza superiore, non vi è dubbio.
Certo ci sono degli stili di vita che possono contribuire a questo male, come il fumo, cattive abitudini alimentari, il clima avvelenato,  ma questo è un tema vasto nel quale non è mia intenzione addentrarmi ora.
A noi interessa il messaggio che C. ci ha lasciato, ed è proprio quello di accettare la volontà di Dio, affidandosi totalmente a Lui, e alla salvezza di suo figlio Gesù, “Salvatore Gesù”
Per questo sicuramente ci vuole fede forza e coraggio, tanta determinazione e carattere, ma ciascuno di noi può trarne dei giovamenti e riflettere su questo, insomma la sostanza è che ci sono delle persone che sono scelte per un compito ben specifico nella vita, e non hanno modo di scegliere altro, non ci si può sottrarre in nessun modo, bisogna andare avanti ed accettare quello che DIO vuole per noi.
Per capire meglio cosa volesse dirci C.  ho raccolto una importante  e sincera testimonianza di un caro amico di C.: “Giuliano”. Lui mi ha riferito che C.  dopo un ricovero piuttosto importante nel quale  è stata male, dice a Giuliano: ecco vedi come vanno le cose, oggi poteva toccare a me potevo morire, e tu che avresti fatto? Le risposte più normali ed istintive che Giuliano ma non solo lui, ciascuno di noi avrebbe dato erano: Beh mi sarei disperato, avrei pianto tanto per il dolore, e ti  avrei portato dei fiori al cimitero, ma lei a questo punto con forza di carattere e determinata, dice a Giuliano NO questo non devi dirlo né farlo, perché se  è la volontà di Dio solo lui può… tu  devi accettarla per quello che è.
Giuliano rimane profondamente scosso da questa frase così forte come la verità, ed a tutt’oggi, dopo che mi è stata riferita, anch’io provo stupore e vergogna, nel senso che la verità è sempre unica, si fa fatica ad accettarla, ma è così, l’unico modo per avere salvezza.

Lei ai suoi genitori, in particolare alla sua mamma, chiede di non piangere perché «quando in cielo arriva una ragazza di diciotto anni, in cielo si fa festa”, in qualche modo sa già tutto, lo accetta con entusiasmo e forza d’animo, un esempio che deve farci riflettere, e farci capire chi era Chiara Badano, e l’eredità che ha voluto lasciarci, un dono immenso incommensurabile, che si chiama AMORE, con l’amore si fa tutto, si può tutto, l’amore per il prossimo, la sua determinazione,  la sua volontà, insomma vivere per gli altri prima  che per se stessi.
Questa forza la porta ad interrompere le cure, e rifiutare anche  la morfina anche nel momento del maggior bisogno con i dolori lancinanti, come a dire di non anestetizzarsi, o stordirci con farmaci, droghe  o altro di fronte ai dolori del mondo, non solo fisici o di salute, ma anche personali,  sociali , le angosce e le tante debolezze umane; diceva sempre , “c’è sempre amore dove lo si cerca”, sì, lo stesso amore che lei ha riposto in Gesù il salvatore.
Questa testimonianza della salvezza lei l’ha trasmessa a tanti di noi, soprattutto a chi l’ha conosciuta in vita, sempre per citare il suo amico Giuliano, lui ha tantissimi ricordi di Chiara, ma in modo particolare mi dice che il più bello è il sorriso di C.; mi dice: sai quando entrava  dalla porta, nella mia gelateria, vedevo una bella ragazza alta e sorridente che portava gioia, questo anche prima che si ammalasse, questo mi rimarrà scolpito nel cuore per sempre.
L’incontro molto importante che C. ha avuto fin da bambina con il Movimento dei Focolari, fondato da Chiara Lubich, ha decisamente avuto un ruolo fondamentale sulle scelte di C.
Il 26 luglio riceve da Chiara Lubich il nome di Luce: “Chiara Luce è il nome che ho pensato per te; ti piace? E’ la luce dell’Ideale che vince il mondo. Te lo mando con tutto il mio affetto. ….
Chiara, con grande serenità  predispone tutto per il suo prossimo funerale, che chiama la sua messa, le sue nozze con Gesù, chiede di essere lavata con l’acqua, segno di purificazione e pettinata in modo molto giovanile, e chiede a tutti i suoi cari di non piangere perché in cielo si fa festa.
CHIARA LUCA

Un particolare  pensiero va ai giovani: “I giovani sono il futuro. Io non posso più correre, però vorrei passare loro la fiaccola come alle Olimpiadi… I giovani hanno una vita sola e vale la pena spenderla bene!».  
Negli ultimi giorni, Chiara non riesce quasi più a parlare, ma vuole prepararsi all’incontro con “lo Sposo” e si sceglie l’abito bianco, molto semplice, la sua amica del cuore, Chicca, lo prova di fronte a lei: le piace molto, è semplice come lo desiderava. Vuole che la sua messa sia una festa!
Maria Teresa ricorda: «Mentre le ero vicina, mi fa cenno di avvicinarmi e, mettendomi una mano fra i capelli, me li scompiglia tutti, e mi ha detto:  “Mamma, ciao. Sii felice  perché io lo sono”, Ruggero che era presente si rivolge a lei dicendo: “Chiara vale anche per me?” Lei ha annuito con lo sguardo.
Le dico:  Appoggia il tuo capo sulla sua spalla e riposati un po’. Chiara obbedisce e rimane con il capo reclinato. Maria l’ha presa per mano e Chiara ha raggiunto il suo Sposo. Immediatamente, Ruggero e io ci inginocchiamo, recitiamo il Credo e ripetiamo le parole di Giobbe: “Dio ce l’ha data, Dio ce l’ha tolta, sia benedetto il Signore”.
Chiara Luce muore alle 4,10 del 7 ottobre 1990, festa della beata Vergine Maria del Rosario, la  sua luce potrà splendere ancora, i suoi occhi saranno donati a due ragazzi.


Viene dichiarata venerabile il 3 luglio 2008, è stata poi proclamata beata il 25 settembre 2010.

Con affetto Gaetano Malangone.

 

Un ringraziamento particolare all’amico CAV Lorenzo Pastorino.

 
 

 

 

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